Jul 12 2021
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Pretenders
Pretenders
09/07/2021 - 15/08/2021
Album di debutto di una band che non conoscevo prima e che appartiene a un movimento del quale so poco o nulla (principalmente per mancanza di interesse e di stimoli ad averne). Mi sento impossibilitato a capirne la vera bontà e a individuarne le possibili influenze in altri lavori proprio per questi motivi; dirò la mia dal basso del mio bagaglio culturale musicale generale sperando di poter pensare la stessa cosa quando saprò di più - se mai ne saprò - dei Pretenders e del rock "classico" anni '70/'80.
Come record di debutto è inquadrato, l'identità della band mi è chiara e sembra essere questa: riff da minimo sindacale che non mi incuriosiscono, testi un po' cringe che trattano, nella maggior parte dei casi, di storie d'amore / di vita prevedibili, emancipazione femminile e disinibizione sessuale (forse le poche cose avanguardistiche in questo LP guardandolo con occhi del 2021).
A livello musicale nulla è eseguito male e allo stesso tempo nulla è straordinario o minimamente sperimentale: l'esempio più chiaro di quanto affermato è la precisa ma piatta "Space Invader".
Vocalità generosa e appassionata quando opportuno, vedi "Private Life".
A livello di missaggio l'unica cosa strana che noto è il livello della voce in "Precious", ma per il resto - almeno per le mie orecchie ancora profane in questo campo - la performance vocale, che trasuda leadership e coglioni (o meglio, clitoridi) quadrati, della Hynde mi sembra valorizzata e il resto ben bilanciato e adatto alla natura poco intraprendente del disco.
Riascoltando il disco - cosa che non penso farò - skipperei tutto meno che "Precious" - che mi aveva fatto così ben sperare, "Lovers of Today" - dalle melodie interessanti - e "Mistery Achievement" - un po' ska - evitando come la peste la tediosa ed infinita "Private Life" (6:30 per parlare di un amante che non ti interessa né soddisfa sono davvero troppi per non essere davvero interessata o soddisfatta a/da lui, Chrissie), continuando nel frattempo a chiedermi perché "Stop Your Sobbing", "Kid" o "Brass in Pocket", potrebbero essere volontariamente ascoltati da gente nata dopo il 1980, vista la puzza di vecchio che emanano dopo 41 anni dalla loro uscita.
Riesco a capire perché questo album piaceva all'ascoltatore medio e disinteressato dei tempi, perché potrebbe essere sfruttato anche da chi li ha vissuti in maniera più musicalmente impegnata come macchina del tempo con destinazione primi amori e primi "vaffanculo al mondo", e anche perché io mi sia annoiato così tanto e sorpreso così poco nell'ascoltarlo: non è una questione di età anagrafica mia o di questo LP, dato che tra i miei album preferiti c'è - al momento - roba di quei tempi (appartenente tuttavia a filoni musicali che presentano prodotti generalmente meno prevedibili e semplici da ricondurre ai soliti cliché rispetto a questo album), è questione di gusti e di approccio alla musica. Io, personalmente, non trovo soddisfazione nell'ascoltare qualcosa di così puntualmente scontato, vecchio e lontano dal mio vissuto e lontano dall'anticipare quelli che sono i tempi che vivo (come invece fa un "Kid A" a caso, per intenderci).
In conclusione, il disco non è pessimo a livello tecnico, ma non mi trasmette nulla né riesco a vederne l'influenza in altre cose che ho ascoltato, siano esse vicine o lontane ai/dai tempi in cui è stato rilasciato.
2
Aug 18 2021
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Highway to Hell
AC/DC
18/08/2021 - 30/11/2021
Gli AC/DC non necessitano di alcuna introduzione, essendo una delle band più famose e amate di quell'enorme nicchia del rock che tanto piace ai padri stempiati con un'Harley Davidson in garage, ma nonostante l'enorme fama che li precede questo è il loro primo lavoro che mi trovo ad ascoltare per intero.
Di questa band ho sempre sopportato (e apprezzato, fin quando ero un metallaro tredicenne che schifava qualsiasi nota prodotta da un sintetizzatore) le apparizioni radiofoniche e riconosciuto, già dai primi di innumerevoli ascolti forzati delle loro hit, la palese ripetitività nell'output artistico - fatta eccezione per "Thunderstruck" che, oltre a essere la sigla della F1 su Sky e essere dunque automaticamente associata a ricordi positivi, qualcosa di diverso dalle altre tracce oggettivamente ce l'ha.
Ho approcciato questo disco sperando che le opinioni che avevo abbozzato sul conto degli AC/DC fossero frettolose e superficiali, auspicandomi che anche io, dopo qualche ascolto di un loro lavoro più strutturato, li avrei ammessi all'interno del mio personalissimo olimpo delle grandi band, come sembrano fare molti dei loro ascoltatori - purtroppo così non è stato, anzi.
"Highway to Hell", emerge dalle note storiografiche, è tanto un lavoro della band - l'ultimo con Bon Scott al suo interno - quanto del produttore che li ha accompagnati durante la registrazione dell'LP, che ha cercato di spremere il meglio dalle poche capacità artistiche che questi (ormai ex) ragazzi avevano ai tempi, riuscendoci secondo quelli che erano i dichiarati intenti "minimalisti" di entrambe le parti. C'è sicuramente da far notare un abuso, a mio avviso, del termine "minimalismo" da parte di chi lo ha utilizzato per descrivere il processo di creazione di questo album: in questa occasione, con esso, si va a nobilitare quello che è evidente semplicismo nei tratti musicali e lirici.
Le 10 canzoni che compongono il disco sono riconducibili quasi tutte alla stessa struttura (che chiunque abbia ascoltato almeno 2 canzoni degli AC/DC conosce sicuramente) sia sul lato lirico che su quello musicale: l'unica virtù in ciò risiede nel fatto che gli AC/DC, navigando in piena comfort zone per tutta la durata del disco, dimostrano di conoscere i loro evidenti limiti e di non voler giocare al di sopra delle proprie possibilità - questa si chiama maturità. La scelta di non variare troppo il prodotto potrebbe suggerire, a mio avviso, anche una precisa conoscenza della propria target audience - e questa invece si chiama furbizia.
Per quanto riguarda i testi, emerge un dato interessante: 8 canzoni su 10 sono dedicate al sesso e a tutto ciò, bello o brutto, che gli gira intorno. Purtroppo "Highway To Hell" non è un concept album, quindi questo dato a me fa un po' storcere il naso.
Meno quantificabile rispetto al dato sulle liriche, ma comunque significativo, è quello che emerge sulle composizioni: non è difficile notare che lo stesso giro di batteria si ripete, più o meno spedito, per grossa parte dell'album, affiancato dalla continua proposizione di soli 2 riff per canzone, uno per le strofe e uno per i ritornelli - eccetto in "If You Want Blood (You've Got It)" dove le carte vengono mescolate nell'ultimo chorus con ottimi risultati.
A livello di produzione, il sound è pulito e pare ben bilanciato; non essendo un grande esperto di questi temi, mi limito a questa considerazione sicuramente banale.
Di questo album l'unica cosa che mi ha sorpreso è stata la capacità di anticipare il futuro in ben 2 occasioni: in "Highway To Hell" è (coscientemente?) descritta l'autostrada verso l'inferno che Bon Scott percorrerà pochi mesi dopo l'uscita di questo disco, mentre in "Night Prowler" è anticipato quanto Richard Ramirez, sfegatato fan degli AC/DC e in particolare di suddetta canzone, farà negli anni successivi alle sue vittime, con prevedibili risvolti mediatici sull'innocente band.
La vita che imita l'arte? Direi proprio di sì.
Per quanto riguarda il resto delle canzoni, eccetto per "If You Want Blood (You've Got It)" - potente, tagliente, precisa e leggermente diversa dalle altre tracce per quanto descritto sopra - e per "Night Prowler" - dal ritmo lento che accompagna alla perfezione lo srotolamento delle perversioni nelle liriche - tutto scorre senza lasciarmi nulla, per quanto mi riguarda. Riesco tuttavia a intravedere l'appeal che alcune di queste canzoni avrebbero se suonate in un grande stadio davanti a un grande pubblico, che è un noto punto di forza del disco e degli AC/DC in generale.
Intuisco che questo disco ha influenzato altri lavori, non solo dell'epoca, ma non essendo l'hard rock uno dei generi a me più congeniali (come già ribadito in altre recensioni), faccio fatica ad indicare con precisione chi possa aver preso spunto da questo LP per i suoi prodotti. Posso però affermare con certezza che chiunque abbia preso in mano una chitarra elettrica si sia trovato, volente o nolente, a suonare qualcosa di questo disco o in generale degli AC/DC per cominciare a muovere i primi passi con lo strumento, sognando di essere uno di loro.
Concludo approfittando del nome della band per astrarre questo disco ad un circuito elettrico: di AC, alternato, disturbato e disturbante, in questo disco c'è davvero poco e infatti, se non per brevissimi tratti, nessun condensatore si è caricato e nessun diodo si è messo a lampeggiare nella mia testa, accoppiata al circuito per mezzo delle cuffie. Quasi tutto è DC, continuo, statico e uguale nel tempo, e recita la frase "questi siamo noi, questi sono i nostri limiti, questo è quello che sappiamo fare, divertitevi o andate a fanculo" - e a me mi sa che tocca la seconda opzione.
3
Nov 30 2021
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Southern Rock Opera
Drive-By Truckers
30/11/2021 - 29/03/2022
Leggendo il titolo di quest'album mi aspettavo di trovare al suo interno becere canzoni che glorificassero supremazia bianca e schiavismo, per poi piacevolmente scoprire che questo doppio disco, che deve la sua esistenza al crowdfunding, è proprio pensato per chi, come me, vede degli stati del sud USA solo quanto fatto passare dalla cultura mainstream. Prima di questo disco, infatti, del South conoscevo "Sweet Home Alabama" come colonna sonora di atti incestuosi o razzisti, "Furore" di Steinbeck (finito di leggere proprio mentre esploravo questo disco) e la bandiera confederata. Sono sicuro che molti di voi siano nella stessa situazione in questo momento - d'altronde a chi verrebbe di ricercare la storia del sud USA, specialmente tra il pubblico italiano, se non a Southerners stanchi dei pregiudizi come i Drive-By Truckers?
Ricordate l'utopia di Sufjan Stevens di comporre un disco per ognuno dei 50 Stati degli USA? Ecco, "Southern Rock Opera", in mancanza di un candidato migliore, mette l'ipoteca sull'Alabama, togliendo un po' di lavoro al fin troppo prolifico "Subaru": così come nei dischi "patriottici" di quest'ultimo, infatti, i Drive-By Truckers si imbarcano in un disordinato tour su quello che è / è stato l'Alabama e sulla cultura del South in generale, focalizzandosi su luci e ombre (la ricorrente "duality") dell'una e dell'altra cosa, ma perdendosi nel provare a farle passare attraverso la storia di una band immaginaria che non si chiama Lynyrd Skynyrd ma che fa le stesse identiche cose del gruppo Southern per eccellenza - un artificio narrativo davvero innecessario, dettato forse da motivi di copyright ma comunque lontano dall'essere ben riuscito.
Come anticipato, stiamo parlando di un doppio album che risulta lascamente suddiviso in un primo atto dedicato alle storie e alla storia dell'Alabama e in un secondo dedicato alle vicende dei Betamax Guillotine (leggesi Lynyrd Skynyrd).
Il primo atto si apre con la storiella fine a se stessa ma comunque ben costruita di "Days Of Graduation" e prosegue con canzoni easy-going e carine, specialmente "Ronnie And Neil", dalle liriche a tratti iconiche (ma che si prestano, come poi riscontrato dagli stessi DBT ai loro concerti, a fraintendimenti che non sono in nessun modo colpa di chi quelle liriche le ha scritte), per raggiungere l'apice nella prosa di "Three Great Alabama Icons" (vera lezione di storia americana - rottura della quarta parete a parte - che mi ha aperto gli occhi sul vero obiettivo dei Drive-By Truckers, anche grazie alla buon'anima che ha scritto per essa ottime notazioni su Genius) e in "Zip City" (in cui l'esplosione di "Maybe it's a twenty-six mile drive..." suona come una presa di coscienza davvero commovente).
Il secondo atto è molto più grande nelle ambizioni rispetto al primo ma non è altrettanto ben riuscito, eccetto che per il trittico finale che narra l'epilogo della storia dei Lynyrd Skynyrd "originali" (che, giusto per ricordarlo, non esponevano bandiere confederate ai loro shows come fanno i loro eredi), culminante nella struggente e cinematografica "Angels And Fuselage" ("I'm scared shitless of what's coming next" è un'affermazione brutalmente onesta). Tuttavia, per arrivare all'ottima canzone conclusiva, si passa attraverso canzoni dimenticabili non perché brutte, fatta eccezione per la pessima "Cassie's Brother", ma perché uniformi a quanto sentito fino a quel momento, e che quindi non catturano l'attenzione.
Per la prima volta da quando mi sono imbarcato in questa "1001 albums you must hear before you die" challenge ho da dire qualcosa sul mixing: "Wallace" e "Moved" sono equalizzate in maniera estremamente piatta - non che avessero il potenziale per diventare grandi canzoni se mixate bene, altrettanto, però l'errore a mio avviso è evidente e costringe a distrarsi per alzare il volume, danneggiando l'esperienza di ascolto.
Parlando strettamente di musica, invece, posso dire fieramente che "it's not my cup of tea". Alcuni passaggi, anche oltre a quelli citati sopra, mi sono piaciuti ma trovo il pattern delle canzoni abbastanza ripetitivo e non mi ci vedo a riascoltare questo disco per puro piacere, anche e soprattutto perché nelle liriche mi ci rispecchio davvero poco - resta da dire, però, che il Southern Rock (con le giuste distanze da posizioni strane su temi politici delicati) non è male come pensavo, anche se non ha molto da offrire dopo i primi ascolti.
Grazie a questo ambizioso lavoro dei Drive-By Truckers, accompagnato da liner notes sintetiche ma illuminanti e piene di errori ortografici che forniscono un assist ai pregiudizi sull'Alabama, ora so come la pensava davvero chi ha scritto la famigerata "Sweet Home Alabama", quale triste fine ha fatto e in che controverso stato ha vissuto la sua breve vita - ciò non toglie che, approcciando una tale mole di materiale, mi aspettavo di uscirne più accresciuto nella conoscenza del South, e soprattutto con due o tre canzoni in più da ascoltare regolarmente.
Purtroppo molto di quanto portato nel corso del disco a sostegno del fatto che l'Alabama non sia poi così un brutto posto è la solita, seppur sempre necessaria, richiesta di "non fare di tutta l'erba un fascio" - qualche insight storico in stile "Three Great Alabama Icons" in più avrebbe reso il disco molto più interessante e avrebbe portato argomenti più credibili a favore di un riscatto del South, a patto che ne rimangano altri oltre a quelli enunciati nel corso del disco.
Will South rise again?
3
Jul 07 2022
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Back In Black
AC/DC
29/03/2022 - 06/07/2022
3
Jul 08 2022
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Cocteau Twins
07/07/2022 - 18/10/2022
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Oct 19 2022
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